Il capitale urbano è fatto di diversi indicatori (ambientale, cognitivo, infrastrutturale per citarne alcuni) tra cui quello sociale ha subito le peggiori conseguenze nel biennio Covid. Alessandria ne è da sempre dotata in misura significativa avendo una predisposizione all’attività associativa, verso l’altro/a, assai spiccata e rappresenta anche una delle condizioni di performance economica e di benessere di una collettività (in tempi non sospetti lo studioso americano Robert Putnam mise proprio in evidenza la relazione diretta tra capitale sociale e benessere nelle regioni italiane). Una città in fondo è l’insieme delle relazioni che si creano e degli strumenti di cui dispone per rispondere ai bisogni dei/delle suoi/sue abitanti.
Alessandria sta sviluppando una risposta diffusa e condivisa al bisogno di riprendere e animare lo spazio dello scambio di relazione, socialità e commercio identificando nei quartieri e nelle vie un’appartenenza identitaria positiva che può produrre risultati strutturali, se accompagnata con politiche adeguate. Le grandi trasformazioni economiche e tecnologiche di questi anni hanno infatti impresso un’accelerazione a processi già in larga parte presenti nel corpo sociale, stimolando nuove dimensioni della partecipazione che sfuggono alle tradizionali classificazioni ma che nondimeno meritano attenzione e riconoscimento.
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