Giorgio Abonante – Valorizzazione del Capitale Urbano

Il capitale urbano è fatto di diversi indicatori (ambientale, cognitivo, infrastrutturale per citarne alcuni) tra cui quello sociale ha subito le peggiori conseguenze nel biennio Covid. Alessandria ne è da sempre dotata in misura significativa avendo una predisposizione all’attività associativa, verso l’altro/a, assai spiccata e rappresenta anche una delle condizioni di performance economica e di benessere di una collettività (in tempi non sospetti lo studioso americano Robert Putnam mise proprio in evidenza la relazione diretta tra capitale sociale e benessere nelle regioni italiane). Una città in fondo è l’insieme delle relazioni che si creano e degli strumenti di cui dispone per rispondere ai bisogni dei/delle suoi/sue abitanti.

Alessandria sta sviluppando una risposta diffusa e condivisa al bisogno di riprendere e animare lo spazio dello scambio di relazione, socialità e commercio identificando nei quartieri e nelle vie un’appartenenza identitaria positiva che può produrre risultati strutturali, se accompagnata con politiche adeguate. Le grandi trasformazioni economiche e tecnologiche di questi anni hanno infatti impresso un’accelerazione a processi già in larga parte presenti nel corpo sociale,  stimolando nuove dimensioni della partecipazione che sfuggono alle tradizionali classificazioni ma che nondimeno meritano attenzione e riconoscimento.

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Il Sindaco Abonante a San Michele e il dovere dell’ “ascolto”

Giorgio Abonante con Marco Martinengo: la nostra Community

Il tema dell’ “ascolto” è forse uno dei passaggi fondamentali nel rapporto tra istituzioni e cittadinanza. Spesse volte la classe politica non lo attua con la dovuta attenzione, o per lo meno se ne fa carico solo al momento del confronto elettorali, al punto che una parte sempre più ampia della popolazione non ne intravede più un elemento inclusivo di partecipazione democratica, bensì un’offerta capziosa da parte del politico di turno tesa solo a scopo propagandistico. Le conseguenze sono assai tristemente note: una costante e preoccupante disaffezione al voto.

La democrazia rappresentativa moderna è una forma di governo molto complessa e ben teorizzata, tuttavia i suoi principi si vaporizzano in una astrattezza formale allorché l’élite politica al comando si allontani dalla realtà del quotidiano.

Ovviamente in una dimensione su grande scala sono presenti dei “mediatori” (partiti, gruppi d’interesse, ecc.) che interloquiscono con i poteri di governo, mentre in un perimetro molto più geograficamente ristretto (Istituzioni comunali) la mediazione assume più un valore interlocutorio di conoscenza diretta tra gli eletti (Sindaco, Giunta) e cittadinanza. Particolarmente specifico è il quadro di distribuzione demografica del Comune di Alessandria. Un’area molto vasta in cui si situa un concentrico urbano asimmetrico costellato da decine di piccole frazioni.

L’attuale Sindaco in carica Giorgio Abonante, nel corso della sua campagna elettorale (2022), ha dedicato molto tempo al tema della partecipazione. Egli ha fatto tesoro della sua lunga esperienza come Consigliere Comunale, da cui ha desunto che non è sufficiente solo amministrare con dovizia e cura, bensì anche saper “ascoltare” per capire in che cosa consiste il vissuto reale della “sua” comunità d’appartenenza.

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Alessandra Addeo – Alessandria: una Res Publica da tutelare

Alessandra Addeo, manager, industria settore alimentare, la nostra Community

Abbiamo steso un programma che vuole Alessandria una città aperta, dove tutti si possano sentire a casa. Una città “dei diritti e dei doveri”. Parto da questo assunto, fondamentale, espresso dall’Amica consigliere comunale Roberta Cazzulo, per soffermare il pensiero sul concetto di Res Publica, la cosa pubblica, la città pubblica, la città proprietà di tutti i cittadini.

Treccani docet: la cosa pubblica (calco del lat. Res Publica), ovvero lo stato, il governo, l’amministrazione statale e anche i beni che sono proprietà di tutti i cittadini.

Alessandria vuole essere così, ospitale, incline ad voler generare una pacifica e proficua coesistenza di persone differenti, ma che tutte possano e debbano avere un idem sentire.

Questo fattore comune, a mio modesto avviso, si deve basare sul rispetto della città, sulla tutela degli ambienti comuni, sulla salvaguardia dei quartieri tutti e delle esigenze di tutti.

Cosa significa rispetto della città?

Significa che tutti i cittadini e gli abitanti di questa città possono contribuire a renderla più bella e accogliente, a cominciare dal rispetto delle strade, dei marciapiedi, dei parchi, dei parcheggi.

È questo che significa inclusiva: troppo spesso ho sentito dire “le strade hanno i buchi, i prati sono incolti, se il comune non se ne prende cura perché devo farlo io?” e quindi l’assunto “chissenefrega, tanto non è mica mia Alessandria”. E invece si.

Alessandria è di tutti noi, dalla periferia al centro, dagli argini alla Cittadella, dal Cristo agli Orti, dalla Stazione all’Ospedale: questa città è di proprietà di tutti noi ed è da qui che dobbiamo partire. Per contribuire a tenerla e mantenerla pulita: Come?

Iniziamo a non lasciare le bottiglie di birra abbandonate per strada, le deiezioni degli animali sui marciapiedi o nei prati, gli involucri e i contenuti di cibo da asporto per terra, sui marciapiedi del parcheggio della Stazione, nei giardini pubblici: la spazzatura e gli escrementi abbandonati generano spazzatura e uccidono il rispetto.

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3 MAGGIO 2023, 855° Compleanno di ALESSANDRIA: Discorso del SINDACO

Giorgio Abonante, Sindaco di Alessandria, la nostra Community

Le 855 primavere della nostra Città sono connotate da un carattere capace di reagire con forte spirito di coesione alle molte difficoltà e ai periodi bui della nostra storia.

Recentemente, seppur in condivisone con l’intero pianeta, siamo stati chiamati a fronteggiare una malattia, il COVID, e le conseguenze anche sociali ed economiche che si sono abbattute sulla nostra comunità. Nonostante i lutti e le sofferenze, grazie anche al sistema sanitario nazionale e alle persone che lo animano quotidianamente, la nostra città ha voltato pagina, anche se ciò che è accaduto in quei mesi ha mostrato che gli investimenti in sanità devono aumentare e devono essere di qualità. Tornerò su questo punto fra poco.

Per farlo, occorre rileggere molti dei momenti fondanti della nostra comunità vecchia di 855 anni di vita: dalla nascita, sotto la benedizione papale contro l’impero, che segna la crescita di nuove categorie sociali vogliose di emergere, alle grandi battaglie, agli accordi di pace, al periodo spagnolo passando per quello napoleonico fino a giungere ai Savoia e, poi, alla nascita dell’Alessandria democratica e repubblicana con il ruolo determinante della popolazione civile nella resa dei tedeschi.

Il ‘900 tra Tanaro e Bormida, infatti, è stato un laboratorio politico di grande interesse, non senza ombre ma con intelligenze altissime che hanno dato valore enorme alla comunità culturale e politica alessandrina.

Proprio a partire da questa considerazione dobbiamo coltivare l’ambizione di inserirci in questa tradizione, a partire dall’allontanare gli schemi preconfezionati della vita politica e partitica nazionale, pur nel rispetto dei diversi valori in campo, per raggiungere risultati migliori.

Quali sono? Coerentemente con la condizione sanitaria tratteggiata poco fa, le drammatiche liste d’attesa ridotte dai privati a prezzi inarrivabili per la classe media e i ceti meno abbienti, dotare Alessandria, e il territorio che ad essa afferisce, di un nuovo Ospedale che sia la punta di diamante di un sistema sanitario e assistenziale in grado di migliorare sensibilmente il livello dei servizi alle difficili condizioni date e che abbia uno sviluppo urbanistico coerente con le esigenze della nostra città e del territorio che inevitabilmente servirà.

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Gaia Brambilla – Tutte le Strade Portano ad Alessandria

Gaia Brambilla, la nostra Community

Come scenari strategici, economici e commerciali convergono nella città di Alessandria

I processi di globalizzazione, aventi come effetto macro l’accorciamento delle distanze economiche e commerciali, hanno subito un repentino cambio di passo in velocità e modalità dagli anni 90 ad oggi, coincidenti al periodo che Rodrik definisce “Hyper Globalisation“.

Non solo lo sviluppo di moderne tecnologie ha permesso lo sviluppo della haute finance e il concentramento del potere nelle maggiori borse valori mondiali ma anche il commercio internazionale ha subito un mutamento paragonabile forse solamente alla rivoluzione commerciale medioevale.

Sebbene l’ipersviluppo dei mercati abbia subito un rallentamento forzato in seguito alla pandemia, tuttavia gli analisti di settore ritengono lo stop temporaneo e prevedono una massiccia v-shape recovery.

I maggiori global carriers attivi sul fronte dello shipping internazionale lungo le tre rotte marittime principali si sono prontamente attrezzati per non farsi trovare impreparati: gli armatori hanno ordinato la costruzione  di navi di dimensioni sempre maggiori in una sfrenata corso al gigantismo navale, costringendo gli stati e gli attori pubblici ad inseguire e a finanziare nuove strutture che consentano di poter far operare gli  armatori in attivo e non perdere la centralità geo strategica ed economica dei propri hub portuali.

Uno dopo l’altro sono stati infranti tutti i presunti limiti ingegneristici, valicando con le Post-Panamax il tetto dei 20.000 TEU (Twenty- foot equivalent unit, dimensione di un container ISO e utilizzata come benchmark nel settore). Si è arrivati così a sfidare i limiti naturali e paesaggistici, costringendo gli hub portuali a dotarsi di fondali adeguati al pescaggio delle nuove imbarcazioni.

Risponde a queste esigenze la nuova diga foranea di Genova, un investimento da oltre un miliardo di euro finanziato e incentivato congiuntamente da Fondi PNRR, dal Ministero delle Infrastrutture e Trasporti e dall’Autorità portuale del Mar Ligure Occidentale che, salvo incidenti di percorso, vedrà luce in una manciata di anni. La nuova diga sostituirà parzialmente la vecchia e consentirà spazi di manovra più agevoli ai nuovi giganti del mare.

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Giorgio Abonante – Ricordo Ezio Brusasco

Di solito il periodo natalizio offriva l’occasione a me e a Ezio di scambiare due parole sulla politica locale e nazionale. Non so quante Marlboro rosse (le sue) ci siamo goduti confrontandoci sulle questioni amministrative, sulle vicende congressuali e altro di cui ho memoria da quando l’ho conosciuto, ma soprattutto dal 2007, anno in cui è iniziata la mia esperienza in Consiglio comunale. Ezio è stato uno dei migliori amministratori locali che abbia mai conosciuto. Del resto, si è sempre occupato di cosa pubblica sia nella sua vita professionale, in Asl e nelle sue esperienze legate agli IRCCS, sia nello sviluppo della sua passione politica.

Aveva un profilo unico che a me lo faceva apparire speciale. Era tanto preparato e intelligente quanto allergico alla scena, preferiva concentrarsi sul risultato, sui contenuti, piuttosto che gestire la sua immagine e la sua dimensione personale. E questo suo modo di essere sono convinto che non lo abbia favorito, nemmeno nella dimensione professionale rispetto alla quale ha pagato le importanti battaglie politiche che ha condotto soprattutto tra il 2010 e il 2012 quando guidò l’opposizione in Comune contro la folle gestione del bilancio dell’ente poi conclusasi purtroppo come tutti sanno.

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Hollywood sulle sponde della Bormida?

di mariano g. santaniello

Sugli schermi di alcuni canali delle tv generaliste italiane in queste settimane viene trasmessa con cadenza regolare una serie prodotta e distribuita dalla Paramount, Yellowstone, con protagonista una star del calibro di Kevin Costner con altri bravi attori statunitensi. La serie televisiva, come spesso accade per i prodotti hollywoodiani, mi pare un prodotto di buona fattura e di grande professionalità. Racconta la saga familiare, ambientata ai giorni nostri, di importanti allevatori di bestiame, i Dutton, proprietari di un vastissimo ranch nel Montana, il più grande dello Stato, continuamente minacciato da immobiliaristi speculatori a caccia di terreni, il rapporto “malato” della ricca famiglia con la politica e il Potere ed il loro perenne conflitto con l’adiacente parco nazionale di Yellowstone e con la locale riserva di nativi americani con tutto il loro portato di rapporti e di complessità sociale .

La ragione di questo mio incipit non è ovviamente la volontà di scrivere una recensione ad una serie tv; non ne ho né le competenze, né le capacità. No, in realtà vorrei utilizzare quanto sopra quale pretesto per evidenziare come anche un prodotto mediatico e spettacolare, con un importante impatto di pubblico mostri in tutta la sua crudezza e violenza il volto e il significato della rendita, esplicitato qui nella sua più aspra e primitiva realtà ovvero la rendita fondiaria. Nella serie non ci sono filtri, tutto è descritto nella sua brutalità e durezza e a raccontare tutto ciò, vorrei ricordarlo, è una storica major hollywoodiana ovvero la rappresentazione plastica del capitalismo più sfrenato e riconoscibile.

Già, la rendita fondiaria, una categoria dei processi socio-economici classici che sottende alle dinamiche di sviluppo e di mutamento, urbano e non, che qui in Italia è invece pressoché scomparsa dall’agenda del dibattito pubblico nazionale dopo un’importante stagione di trasformazioni legislative, amministrative e istituzionali in cui lo Stato – ovvero il potere Pubblico – ha tentato di governarne i processi cercando di ammorbidirne gli aspetti più gravemente speculativi e di rapina[1] . Quella stagione, rimasta nella storia sociale del Paese come il periodo della cosiddetta ”urbanistica riformista”, ha avuto il suo apogeo a cavallo tra gli anni Sessanta e gli anni Ottanta del secolo scorso ed ha introdotto e prodotto una serie di strumenti amministrativi e istituzionali attraverso i quali il Pubblico poteva competere con gli interessi immobiliari, contrastando le spinte speculative, garantendo sviluppo economico e sociale, introducendo forme di mitigazione tramite standards urbanistici, servizi, risorse fiscali e finanziarie che compensassero l’eccesso di plus valore ottenuto dagli immobiliaristi in un’ottica redistributiva di governo del territorio quale risorsa finita e bene comune.

Sappiamo che dopo quella stagione la “speculazione immobiliare” ha rialzato prepotentemente la testa e, forte della disponibilità di un imponente flusso di risorse finanziarie e di progressivi riposizionamenti e arrendevolezze da parte della controparte politica, ha imposto significative proposte insediative, nuove modalità di rapporti e relazioni tra i diversi portatori di interessi attivando meccanismi di scardinamento del sistema di controllo dei processi amministrativi che, nei fatti, hanno disarticolato le attribuzioni di ruolo ai vari soggetti in campo, rendendo sostanzialmente debole la componente pubblica nel rapporto tra le parti.

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“CITTA’ FUTURA”: Le Ragioni del Nostro Sostegno a GIORGIO ABONANTE

In previsione delle elezioni comunali l’Associazione “Città Futura” ha, per tempo, sollecitato le forze progressiste di Alessandria a presentarsi agli elettori con una coalizione la più ampia e coesa possibile, senza ingiustificate preclusioni.

Per realizzare questo abbiamo sostenuto: “si deve partire dalle forze politiche e dai movimenti che in questi ultimi anni hanno rappresentato l’opposizione nel Consiglio Comunale della città (PD, M5S, Lista Rossa, Moderati, Iv). E a cui va riconosciuto di aver operato in maniera unitaria e di essere riusciti a denunciare i pericolosi propositi dell’attuale maggioranza verso fondamentali beni pubblici del Comune, evidenziandone i limiti e le profonde divisioni”.[1]Lo scopo – aggiungevamo – deve essere quello di vincere, poiché i problemi della città non possono più attendere e la sua attuale condizione di declino culturale, economico e sociale deve essere arrestata, impedendo che diventi strutturale ed operando per invertirne la tendenza”.

Dopo l’indicazione unitaria, da parte del PD, della candidatura a sindaco di Giorgio Abonante – una designazione da noi, in tutte le sedi, fortemente auspicata – i componenti il direttivo dell’Associazione lo hanno incontrato e con lui si sono confrontati sulle priorità programmatiche. E nel corso delle numerose riunioni della coalizione i rappresentanti di “Città Futura” hanno, nel dettaglio, segnalato i punti programmatici ritenuti essenziali per almeno cominciare ad invertire il declino e aprire un minimo orizzonte di ripresa: a) Urbanistica e Piano Regolatore; b) Sicurezza idraulica; c) Riorganizzazione e rilancio dello Scalo ferroviario; d) Università e Politecnico; Teatro Comunale e Biblioteca Civica; e) Tutela ambiente e Salute pubblica; f) Gestione rifiuti; g) Qualità dell’aria e Piano del traffico.

Contenuti programmatici che, in massima parte, sono entrati a far parte del programma della coalizione e del sindaco: “Alessandria 2030”.

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– Area logistica – Dati necessari per valutare il progetto di area logistica Pam

Agostino Villa (Lista Abonante per Alessandria)

Premessa: un’area logistica, altrimenti detta interporto o anche terminal logistico, è un’area da dedicarsi a ricezione, trasbordo, parziale stoccaggio (magazzino) ed indirizzamento di contenitori di varie dimensioni (da scatole a container), con destinazione verso (e provenienza da) centri sia della pianura padana che oltr’Alpe.

Una scelta ragionata per il progetto di un’area logistica dipende da precisi dati operativi:

  1. dalle quantità e dalle caratteristiche delle merci movimentate in arrivo ed in partenza ogni giorno o in un anno (flussi annui complessivi);
  2. dal numero e tipi di accessi all’area logistica, se su gomma (autocarri) oppure su ferro (treni) o su entrambi i tipi (multimodalità)
  3. dai sistemi di trasbordo, ovvero carico e scarico (capacità di trasbordo) e di svuotamento, riempimento e indirizzamento dei diversi tipi di contenitori (capacità di riordino);
  4. dalla struttura (e relativi sistemi) di immagazzinamento (incluso la stima del tempo medio di stoccaggio);
  5. dalla struttura di gestione delle operazioni e numero e qualifiche degli operatori impiegati nelle movimentazioni e negli stoccaggi (ore lavoro /giorno e giorni lavoro / anno).

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Marìca Barrera – L’occasione Persa

Marìca Barrera

Era febbraio del 2016 quando il collega di giunta Abonante mi chiese di incontrare Daniel Gol e Laura Marchegiani di Teatro Distinto. Con loro poteva nascere qualcosa di nuovo per la città: momenti di teatro nei locali sfitti. Ne parlammo, pensai che avrebbe potuto essere una buona occasione per coinvolgere le tante attività commercial della città, soprattutto bar e ristoranti del nostro territorio. Teatro dentro i locali sfitti, musica sui balconi delle abitazioni, commercio e ristorazione fuori dai locali. Ne parlai con il sindaco Rita Rossa, con la collega Oneto.

Decidemmo di lanciare il progetto!

Convocai le associazioni di categoria. Un’impresa non semplice per le premesse piuttosto ambiziose. L’Ascom ci segui subito con entusiasmo, e con Davide Valsecchi si propose come guida e coordinamento dei ristoratori e del food di territorio. Il Comune, in un lavoro di squadra tra assessori e funzionari coordinò le proposte e la complessità dell’evento. Sei mesi di preparativi, una rete di collaborazione e l’entusiasmo che cresceva. Arriva settembre, arriva “aperto per cultura”.

Alessandria risponde, Alessandria risplende.

A gennaio del 2017 si crea il gemellaggio con Siracusa, a marzo si ripete l’esperienza in Sicilia con la partecipazione di tante attività alessandrine. È un successo. Le nostre attività e la lunga tavolata all’allestita con eleganza e prestigio fa innamorare i siracusani e gli alessandrini a Siracusa. Anche La Stampa in edizione nazionale ne parla. Aperto per cultura dovrà diventare, insieme alla festa di Borgo Rovereto, una delle manifestazioni più importanti per la città. Questo era nel programma elettorale un punto qualificante.

Cambia la giunta. L’anno dopo l’evento si ripete perché l’entusiasmo della città, delle attività e di chi aspettava l’evento non potevano essere negati. Quest’anno avrebbe dovuto essere il momento della ripartenza per ritrovarsi e riunire Alessandria dopo il periodo buio del covid. A maggio l’appuntamento per la città avrebbe dovuto essere Borgo Rovereto (onorando anche la perfetta organizzazione di chi, come Mariella Garbieri, in tanti anni si è sempre spesa per realizzarla). E a settembre l’appuntamento con aperto per cultura.

Ma l’ansia elettorale di strumentalizzare un evento in vista del 12 giugno è stata più forte del senso di responsabilità che avrebbe dovuto emergere nei confronti degli operatori economici e culturali del nostro territorio.

L’occasione è stata persa. E dire che la pausa forzata del covid avrebbe potuto dare alla amministrazione di questo comune il tempo per programmare e organizzare al meglio gli eventi. Il sindaco e gli assessori si sono persi nel nulla.

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