Gaia Brambilla – Perché la Pedonalizzazione del Centro Aiuterà ALESSANDRIA?

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Sulle pagine di informazione locale da qualche tempo si leggono articoli circa il dibattito che  sta prendendo piede in città sulla chiusura del centro storico alle auto e sulla conseguente  restituzione dello spazio urbano ai pedoni.

A preoccupare maggiormente coloro che sono scettici riguardo a tale misura è l’impatto di questa sulle attività economiche al dettaglio. Questo breve e accessibile articolo tenta di dare una risposta all’ interrogativo maggiormente posto in merito. La  pedonalizzazione del centro influirà negativamente o positivamente sulle attività economiche alessandrine?

Gli studi accademici che sono stati effettuati in proposito sono rassicuranti: il nuovo modello  urbanistico non influirà negativamente sul commercio che al contrario ne uscirà rafforzato. Si veda “Street pedestrianization in urban districts: Economic impacts in Spanish cities”, Yoshiumura et al., Cities Volume 120, 2022.

La storia della pedonalizzazione, d’altronde, affonda le sue radici molto lontano nel tempo. Le prime isole pedonali compiono per la prima volta in alcuni progetti datati 1926 e depositati  presso il Municipio della città di Essen in Germania. Tale innovazione urbanistica tornerà  alla ribalta solo nel 1953 con la città olandese di Rotterdam che per prima realizzerà un  centro storico totalmente car-free. Il salto con tempi più recenti è presto fatto: Città del  Messico nel 2010, New York un anno prima, Lubiana e Vancouver. Il nuovo modello di  sviluppo urbanistico è ormai un trend globale e dopo averlo implementato nessuno guarda  più ai vecchi paradigmi. 

La stagione delle pedonalizzazioni si intreccia non a caso con il recupero delle istanze  democratiche del secondo dopoguerra: la nuova visione passa attraverso il concetto di  partecipazione del singolo alla vita della comunità cittadina, presuppone un impegno  economico da parte degli enti pubblici e un rinnovato interesse del cittadino per la storia e la  memoria collettiva.

E Alessandria? Quale potrebbe essere in prospettiva il rapporto tra costi e benefici? 

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Gaia Brambilla – Tutte le Strade Portano ad Alessandria

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Come scenari strategici, economici e commerciali convergono nella città di Alessandria

I processi di globalizzazione, aventi come effetto macro l’accorciamento delle distanze economiche e commerciali, hanno subito un repentino cambio di passo in velocità e modalità dagli anni 90 ad oggi, coincidenti al periodo che Rodrik definisce “Hyper Globalisation“.

Non solo lo sviluppo di moderne tecnologie ha permesso lo sviluppo della haute finance e il concentramento del potere nelle maggiori borse valori mondiali ma anche il commercio internazionale ha subito un mutamento paragonabile forse solamente alla rivoluzione commerciale medioevale.

Sebbene l’ipersviluppo dei mercati abbia subito un rallentamento forzato in seguito alla pandemia, tuttavia gli analisti di settore ritengono lo stop temporaneo e prevedono una massiccia v-shape recovery.

I maggiori global carriers attivi sul fronte dello shipping internazionale lungo le tre rotte marittime principali si sono prontamente attrezzati per non farsi trovare impreparati: gli armatori hanno ordinato la costruzione  di navi di dimensioni sempre maggiori in una sfrenata corso al gigantismo navale, costringendo gli stati e gli attori pubblici ad inseguire e a finanziare nuove strutture che consentano di poter far operare gli  armatori in attivo e non perdere la centralità geo strategica ed economica dei propri hub portuali.

Uno dopo l’altro sono stati infranti tutti i presunti limiti ingegneristici, valicando con le Post-Panamax il tetto dei 20.000 TEU (Twenty- foot equivalent unit, dimensione di un container ISO e utilizzata come benchmark nel settore). Si è arrivati così a sfidare i limiti naturali e paesaggistici, costringendo gli hub portuali a dotarsi di fondali adeguati al pescaggio delle nuove imbarcazioni.

Risponde a queste esigenze la nuova diga foranea di Genova, un investimento da oltre un miliardo di euro finanziato e incentivato congiuntamente da Fondi PNRR, dal Ministero delle Infrastrutture e Trasporti e dall’Autorità portuale del Mar Ligure Occidentale che, salvo incidenti di percorso, vedrà luce in una manciata di anni. La nuova diga sostituirà parzialmente la vecchia e consentirà spazi di manovra più agevoli ai nuovi giganti del mare.

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